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Riconoscere la Paura
La paura ha molteplici origini e forse in qualche modo potremmo non essere mai in grado di cogliere tutti gli aspetti che hanno contribuito a generarla. Forse ce ne portiamo dietro un po’ anche dalle nostre vite passate. Probabilmente la paura ci viene trasmessa nell’eredità collettiva culturale della nostra famiglia. C’è anche lo shock tremendo del venire al mondo lasciando il caldo e comodo ventre materno.
Aggiungiamo a ciò lo shock originario di lasciare il grembo materno nel modo in cui la maggior parte di noi nasce ed ecco che abbiamo abbastanza ragioni per essere spaventati. Qualsiasi abuso emozionale, fisico o sessuale che riceviamo in seguito, non fa altro che sommarsi al trauma della nascita. Le privazioni e le violazioni che viviamo nel corso dell’infanzia – la mancanza di approvazione, di attenzioni, d’amore, di rispetto e di cure che tutti abbiamo provato, in un
modo o nell’altro – costituiscono chiaramente un’altra considerevole fonte di panico. Ora il nostro bambino interiore, traumatizzato, si aspetta da un momento all’altro altri abusi e abbandoni.
Da piccoli, avevamo dei profondi bisogni legati alla sopravvivenza e all’identità che non sono stati soddisfatti, così abbiamo perso la fiducia. I nostri bisogni d’amore e di protezione, di accettazione, di riconoscimento e approvazione, di ispirazione e di direzione, i bisogni di amore tenero e incondizionato, in un modo o nell’altro non hanno trovato risposta. Ora, da adulti, ci portiamo dietro ancora la paura primaria di non ottenere le cose fondamentali di cui abbiamo bisogno. Abbiamo ricevuto così presto una tale batosta alla nostra innocenza e fiducia, che abbiamo ereditato una fondamentale paura di non riuscire a sopravvivere.
Con il bagaglio di privazioni emozionali che molti di noi si portano dietro, accedere alla nostra vulnerabilità ora può mandarci in una confusione totale, in panico, può ingenerare paura, autocritica, crollo emotivo e a volte puro terrore.
Per quale motivo? Perché la nostra vulnerabilità e la nostra innocenza sono state tradite?
Gran parte del nostro condizionamento si basa sull’evitare la paura e il dolore. Sostiene il nostro pensiero egoico e il nostro comportamento. Come risultato, abbiamo costruito uno stile di vita fondato sul fuggire da queste sensazioni. La nostra cultura non offre un grande sostegno al lavoro interiore. Sarebbe veramente difficile immaginare di andarsene in giro per un supermercato mentre gli altoparlanti diffondono canzoni che esaltano le gioie della ricerca interiore, del sentire il dolore e dell’uscire dallo stato di coscienza dell’ego.
È molto più probabile, invece, ascoltare qualcosa del tipo: “II mio amore mi ha appena lasciato e sono così triste. Ma perché la vita mi tratta sempre così male?”
Siamo stati condizionati a scappare da noi stessi attraverso la ricerca dell”amore”. Una delle più grandi menzogne che ci raccontiamo è quella che troveremo un’altra persona che ci renderà felici e che caccerà via le nostre paure. Raramente siamo consapevoli che tutte le nostre ricerche e drammi d’amore sono poca cosa per il bambino dentro di noi in cerca di sollievo. Così, gran parte del nostro viaggio per uscire dalla paura può consistere nel guardare ai modi in cui le nostre storie d’amore si trasformano in tentativi inconsci e abituali di fuggire proprio dalla paura.
Quanto ci fa paura stare nella sofferenza?
Ne parlo in questo video
Attraverso le pratiche di consapevolezza e meditazione possiamo sviluppare una chiara comprensione di come ciò che determina la maggior parte della sofferenza psicologica non è tanto la sofferenza in sè, quanto piuttosto i nostri tentativi di eliminarla. Parliamo infatti di evitamento esperienziale.
Con evitamento esperienziale identifichiamo tutte quelle strategie che mettiamo in atto per non sentire la sofferenza (ad es. bere alcol) e che di fatto non solo non ci aiutano ad affrontare la sofferenza, ma rischiano di rallentare o bloccare i processi naturali di adattamento che la nostra mente può mettere in campo.”
Se vuoi saperne di più su come trasformare la sofferenza attraverso la meditazione, ne parlo in maniera approfondita in questo articolo.
Senza una base di accettazione e meditazione, tutto ciò che abbiamo è la nostra paura, coperta da compensazioni.
Krishnananda
Il ruolo chiave dell’Accettazione nel superare la paura della sofferenza
L’accettazione è l’opposto dell’evitamento esperienziale, significa aprirsi all’esperienza di tutte le emozioni e i pensieri, senza cercare di combatterli o scacciarli a forza. Significa riconoscere quali sono le strategie automatiche che mettiamo in campo per “evitare di sentire” e abbandonare tutte le soluzioni inutili. E iniziare a investire energie per andare nella direzione di una vita ricca e significativa.
Solo grazie alla consapevolezza, alla comprensione e alla compassione possiamo trovare quella fiducia e quello spazio necessari a contenere la vulnerabilità, l’insicurezza e l’imprevedibilità. Al nostro bambino interiore semplicemente mancano queste qualità. E per guarirlo dal panico è necessario portare queste qualità nella nostra vita. Solo allora possiamo trasformare la vulnerabilità da panico in accettazione.
Tra gli approcci più efficaci per riconoscere, accettare e superare la paura della sofferenza spicca l’Acceptance and Commitment Therapy (che tradotto significa “Terapia dell’accettazione e dell’impegno”), una psicoterapia di terza generazione che usa strategie di accettazione e mindfulness insieme a strategie di impegno nell’azione e modificazione del comportamento, secondo la quale la sofferenza psicologica è causata non tanto dagli eventi di vita avversi quanto piuttosto dallo nostra poca disponibilità ad accoglierli e accettarli.
5 Esercizi Mindfulness per riconoscere, accettare e superare la paura della sofferenza
L’accettazione è un atteggiamento che va sviluppato e va scoperto; significa imparare ad accogliere quello che viviamo, con atteggiamento proattivo e aperto. Anche di fronte a momenti difficili della vita. La pratica della mindfulness può aiutarci in questo, a sviluppare un atteggiamento più aperto, per riconnettersi con se stessi e favorire un maggiore slancio nel cammino della vita.
Ecco a te 5 Esercizi Mindfulness per superare la paura della sofferenza da provare subito:
- 1) Focalizzarsi sul momento presente
Prendi l’abitudine di sintonizzati sul respiro in vari momenti della vostra giornata, osservando il movimento del respiro nella pancia (o nella parte del corpo che avete scelto) durante 3 o 4 cicli respiratori. Puoi impostare un segnale orario sul vostro telefono che ti ricordi di eseguire qualche respiro consapevole.
- 2) Meta Cognizione o Defusione
Fai attenzione ai tuoi pensieri e sentimenti in quel momento, senza giudicarli e senza giudicare voi stessi, ma osservandoli semplicemente. Allo stesso tempo, cerca di essere consapevole di eventuali cambiamenti nel modo in cui le cose ti appaiono e nel modo in cui ti senti con te stesso.
- 3) Accettare la totalità dell’esperienza
Ogni volta che provate una sensazione spiacevole, come per esempio frustrazione, irrequietezza, rabbia, ansia, tristezza, invidia, angoscia, notate come questa si manifesta nel vostro corpo, fermandovi ad osservarla senza giudizio, concedendovi lo spazio che vi serve per accoglierla completamente. Potete aiutarvi ascoltando questa breve meditazione guidata:
- 4) La pratica dei sospiri rilassanti
Acquisire l’abitudine di fare da tre a sei sospiri rilassanti durante determinati momenti della giornata, quando siamo in attesa in fila alla cassa, durante la guida con il semaforo rosso, mentre aspettiamo l’ascensore o i mezzi, ci aiuta a mantenere una reattività ridotta.
- 5) Camminata consapevole
Quando ci rechiamo al lavoro o a fare delle commissioni, la maggior parte di noi inserisce il pilota automatico. Se poi le cose che dobbiamo fare sono molte, ci spostiamo con velocità da un luogo all’altro senza sosta, sentendoci alla fine il più delle volte esausti. Camminare consapevolmente nella vita quotidiana, significa togliere il pilota automatico per vivere un’esperienza più vivida e reale. Possiamo farlo portando l’attenzione alla sensazione complessiva del corpo in movimento.
Oppure possiamo camminare normalmente o rallentare leggermente il passo, per poter intensificare la nostra attenzione sul movimento dei piedi e delle gambe, passo dopo passo. L’importante è rivolgere l’attenzione il più possibile all’esperienza sensoriale.
Se fatichiamo a concentrarci possiamo contare mentalmente i passi e ripartire da zero ogni volta che ci scopriamo distratti. Un altro modo di praticare è quello di portare l’attenzione sul respiro, coordinandolo con i movimenti delle gambe.